di Cecilia Arcidiacono
(uscito su Napoli Monitor il 06.07.2021)
STONE FRUIT Lee Lai Coconino Press, 240 pagine a colori, 22€ Tutto inizia, come molte storie, da una storia d’amore: quella tra Ray e Bron. Non sappiamo di preciso dove siamo, molto probabilmente da qualche parte negli Stati Uniti. Ray è lesbica, di origini cinesi. Bron, statunitense, è una persona transessuale. A fare da protagoniste in Stone Fruit, più che Bron e Ray, sono le alleanze che queste provano a intrecciare, a recuperare, a non sfaldare: le alleanze mancate, quelle immediate, quelle da ricostruire. Alleanze che sembrano le tele dei ragni: tanto fragili che basta un niente a spezzarle, rapporti sull’orlo del precipizio, come la loro relazione. C’è il nodo complicato tra Ray e la sorella, madre di Nessie, un rapporto in cui le due fanno fatica a incontrarsi e a riconoscersi, dove i silenzi hanno solcato distanze. Poi c’è la relazione quasi impossibile da ricucire tra Bron e la famiglia ultracattolica da cui anni prima era fuggitx e dove le emozioni implodono sotto la coperta delle buone maniere. La complicità che Bron tenta di recuperare con sua sorella adolescente, poi, si scontra con il tempo che le ha separate e con la sua assenza da casa. Neanche l’amore è un approdo sicuro, anzi, è proprio qui che i fili si assottigliano, nell’equilibrio precario di due solitudini che si incontrano. Cosa può l’amore di fronte al malessere dell’altrx? Come si fa ad amare una persona che soffre di depressione? Lee Lai se lo chiede, a volte addentrandosi, a volte scegliendo di osservare sul limitare la solitudine, il dolore, la sofferenza psichica, l’incomunicabilità verso il mondo, ma anche, a partire da queste, di raccontare gli spiragli che si aprono in questo reticolato di alleanze fragili quanto necessarie: l’importanza della complicità, della sorellanza, le altre forme di genitorialità e di famiglia, laddove quella tradizionale ha lasciato cicatrici; i tentativi, malgrado tutto, di non spezzare i fili, di non lasciare andare la presa. Per fortuna c’è Nessie, la nipotina di Ray; quella tra lei, Bron e Ray sembra l’unica relazione felice nel fumetto. Con Nessie, Ray e Bron tornano due bambine piene di vita, animaletti simili a lucertole che, con codici estranei al mondo esterno, si annusano, si riconoscono e finalmente si trovano. Per Lee Lai la gioia ha la forma di linee caotiche che tracciano creature mostruose, appartenenti ad altri mondi, che sembrano trovare, almeno per pochi, preziosi attimi una lingua tutta loro. Una lingua che non ci è dato conoscere, ma che di certo urla di vita. Sfumature tra blu e viola interrompono il bianco e nero, colori tenui che quasi riflettono lo sguardo delicato di Lee che si poggia sulle sue protagoniste mentre entra nelle loro stanze, nelle loro conversazioni, nei loro silenzi. Vicino, ma non troppo, per non fare rumore.