Con quindici titoli inizia un nuovo percorso di ricerca per il catalogo della nostra libreria.
In questi giorni Tamu compie tre anni, un tempo né breve né lungo in cui le proposte che abbiamo fatto a lettrici e lettori si sono trasformate in misura notevole.
Se per moltə rimaniamo la libreria araba di Napoli, fatto che ancora produce una benevola alzata di sopracciglio da parte di arabofonə madrelingua che a volte si affacciano tra le porte gialle, è anche vero che per moltə altrə siamo la libreria femminista, la libreria del diritto alla città, la libreria delle autoproduzioni a stampa, o la libreria che si occupa di razza senza particolari confini geografici.
Ciò che è rimasto intatto nel tempo e ci ha permesso di variare le nostre scelte senza timore è stato il criterio di occuparci di determinati argomenti, o paesi o tradizioni letterarie senza che questi oggetti venissero mai isolati dagli altri, essenzializzati ed esotizzati. In buona parte la nostra libreria è cambiata perché incontrando qui dentro nuove persone abbiamo pensato che ci fossero nuovi testi da inserire per arricchire questo piccolo insieme di rappresentazioni di un mondo in via di liberazione, che passa dall’America nera, si interroga sul potenziale delle tecnologie digitali, attraversa il transfemminismo, cerca nella letteratura italiana più giovane delle chiavi politiche, e così via. Questi sono percorsi che a volte non intrecciano le traiettorie del Medio Oriente e del Nord Africa, nucleo originario che caratterizza ancora una parte maggioritaria dell’offerta della libreria e che ora ritroviamo con Tamu Edizioni e la rivista Arabpop. Tuttavia, la comunità di lettrici e lettori che vive la libreria quotidianamente con noi ci conferma che la nostra scelta di testi è in qualche modo parlante, che se ne riconoscono le domande di fondo, tra i diversi temi e i diversi fili intrecciati.
Grazie ad alcuni incontri fatti sempre in libreria con persone che in modi diversi sono indubbiamente attivistə di questo campo, qualche tempo fa abbiamo immaginato un nuovo spazio che si ponesse in dialogo con le sezioni già esistenti sui nostri scaffali, dedicato in maniera esplicita ai temi della neurodiversità e della (dis)abilità.
Tra i 15 libri che abbiamo selezionato per iniziare questo percorso, ce ne sono due in particolare che fanno da cornice: In altre parole di Fabrizio Acanfora e La straniera di Claudia Durastanti.
E’ certamente merito delle conversazioni fatte, e dei libri di Fabrizio Acanfora editi da effequ, che abbiamo iniziato a notare le analogie tra le rappresentazioni di razza, genere e classe, su cui avevamo accumulato un gran numero di volumi, e il tema della diversità nel campo delle possibilità/potenzialità neuromotorie.
In altre parole, dizionario minimo di diversità di Fabrizio Acanfora, musicista, scrittore e attivista autistico, che segue l’autobiografia Eccentrico, espone in termini particolarmente chiari e persuasivi la necessità di una presa di parola delle comunità autistiche e disabili (senza tracciare una netta linea di separazione tra questi due gruppi) per essere presenti non solo sulla scena pubblica in quanto autorə dei discorsi che si fanno su questi temi, ma anche per conquistare una presenza nella vita pubblica in senso più ampio: nelle strade, nelle scuole, nei locali notturni, nelle librerie. Introfada di Hamja Hassan (add editore), con il suo paradossale manifesto di lotta contro il suprematismo estroverso, è il libro che testimonia del crescente movimento per l’auto-rappresentanza delle persone autistiche a livello internazionale.
A partire dalle riflessioni di Acanfora sul linguaggio, dalle parole che naturalizzano una costruzione culturale, come appunto possono essere considerati l’autismo e le diversità motorie, si impone la necessità di adoperare, in rapporto a questi temi, il linguaggio della critica culturale e non più esclusivamente il linguaggio della medicina. E’ uno dei passaggi necessari per chi voglia tracciare le analogie che ci permettono di vedere queste differenze semplicemente come alcune tra le differenze possibili - che di solito siamo abituati a vedere e a dire solo nei termini sociali, e non biologici, di razza e genere e classe.
Gli studi raccolti nel volume Disability studies e inclusione (Erickson edizioni), a cura di Dan Goodley, discutono i termini di disabilità, deficit, normalità, patologia e abilismo, proprio per mettere in luce le diverse cornici interpretative in cui queste parole si inseriscono. In una prospettiva simile, il volume L’autismo oltre lo sguardo medico (Erickson), curato da Enrico Valtellina, offre “uno sguardo e un approccio critici verso il modello bio-medico individuale, il linguaggio normativo e sociale del deficit e l'esame delle pratiche istituzionali e sociali che causano l'esclusione”. Valtellina, oltre a promuovere una visione dell’autismo come oggetto culturale contemporaneo, espressa nel volume Tipi umani particolarmente strani (Mimesis) ha esplorato, negli anni, anche un’interessante prospettiva storica, che troviamo nel libro A sé e agli altri (Mimesis), dedicato alla gestione dell’autismo nelle istituzioni manicomiali tra l’800 e il ‘900.
In sintonia con l’idea che le condizioni di diversità neurologica e motoria siano alla base di un diverso modo di percepire e interpretare il mondo, con cui la popolazione ‘tipica’ (che si riconosce nella cosiddetta normalità) dovrebbe cercare di creare un piano di reciprocità invece che di dominazione secondo i propri standard, c’è il testo dedicato alla comunicazione linguistica delle persone autistiche Un ragionevole compromesso: lingua tempo diagnosi curato da Sara Boggio e Luisa Di Biagio.
Proprio per fare in modo che questo nuovo percorso di testi non fosse popolato solo da volumi dedicati in maniera esclusiva a determinati oggetti, con l’effetto di isolarli da altri, ci è sembrato che di neurodiversità e (dis)abilità - in maniera indiretta e diretta - parlassero anche alcune celebri opere divulgative di Oliver Sachs: Emicrania, tra i primissimi libri a de-medicalizzare il rapporto tra salute e malattia, Musicofilia, che tratta il rapporto tra musica e ‘reazioni’ cerebrali, Vedere voci, dedicato alla sordità.
Due testi che si schierano contro la presunta necessità di assimilare la diversità neurologica e motoria alla cosiddetta normalità, in una prospettiva pedagogica, chiudono l’insieme dei saggi di questa prima selezione: I vagabondi efficaci di Fernand Deligny ed Educazione come lasciar essere di Elisa Catapano.
In ultimo, un libro inaspettato, un romanzo.
La straniera di Claudia Durastanti lo mettiamo insieme agli altri testi per la sua rappresentazione di due personaggi sordi che vivono questa condizione con incoscienza e imprevedibilità. Essi rendono spesso impossibile a chi legge di rivolgere loro sentimenti di compassione, commiserazione o ammirazione - i sentimenti che di solito si riservano in buona fede a soggetti disabili a cui non è attribuita nessuna capacità di decidere del proprio posto nel mondo. La libertà di sbagliare (anche se dell’autismo e della disabilità si tende a mettere in mostra ‘i talenti’, come nel libro Neurotribù di Steve Silberman) è senza dubbio una libertà storicamente negata ad autistichə e disabili, ma anche a migranti, donne e persone non binarie, senza dimora, persone marginali che infrangono le leggi.
Non rimane che augurarci che questo percorso fatto di un piccolo spazio su uno scaffale cresca grazie a nuove relazioni qui in libreria, e si intrecci ai contesti di espressione e rivendicazione già presenti in Italia su altri e ben più incisivi piani.
Questa elaborazione è debitrice delle conversazioni fatte con Davide Gargiulo, Maria Venditti e Ilenia Iengo, e anche di un’altra esperienza che vale la pena di menzionare esplicitamente per un motivo che avremmo voluto non si presentasse.
Quest’anno il tema della disabilità ha fatto il suo ingresso nel mondo della militanza politica a Napoli grazie al festival Bassai Dai, un evento organizzato per curare la memoria di Lorenzo Tarantino, attivista della Mensa Occupata che il 10 giugno 2015, a 25 anni, si è tolto la vita. Da allora ogni anno lə compagnə della Mensa tengono una serie di incontri il cui fine ultimo è superare collettivamente quelle barriere che hanno impedito a Lorenzo di continuare a vivere. Nell’edizione di quest’anno è intervenuta Valentina Perniciaro, fondatrice dell’associazione Sirio e i tetrabondi, che si adopera per abbattere l’emarginazione delle persone disabili a partire dalla propria esperienza di vita familiare. Un’occasione davvero preziosa in cui decine di persone hanno potuto vedere - per un momento - non solo le vite degli altri ma anche la propria in un’ottica non abilista.
Proprio ieri alcunə organizzatorə della precedente edizione del Bassai Dai sono statə raggiuntə da notifiche di denuncia, con l’accusa di aver turbato la vivibilità cittadina proprio con il festival, che si conclude di solito con una fiaccolata in memoria di Lorenzo.
Con tutto lo stupore e il disgusto per una mossa profondamente offensiva verso il centro storico e una comunità in cui tuttə dovrebbero riconoscersi, alle persone denunciate va tutta la nostra solidarietà.