Sadboi

Berliac ci parla di un’arte che disturba e sradica certezze, caratteristiche che lo rendono un fumetto strettamente necessario.

Juan Scassa (Lo spazio bianco)

In una metropoli scandinava, popolata da figure losche e diffidenti, un orfano di origini straniere impone la sua rivalsa personale per non cedere a un futuro imposto dagli altri. Tra criminalità e manifestazioni artistiche si delinea un romanzo di formazione atipico e controverso che riflette in modo inedito sull’odierna condizione di rifugiati e outsiders. Sadbøi osserva la nostra società da vicino e crea un racconto attuale, intenso e beffardo dove convivono assistenti sociali, scellerati agenti d’arte e gang di ragazzini tanto fragili quanto efferati.

Berliac (Buenos Aires, 1982) è un autore e illustratore i cui lavori sono apparsi su testate internazionali come New York Times, McSweeney’s Quarterly Concern, e Vice con cui collabora regolarmente. Dopo l’imprinting stilistico della Scuola Argentina e di autori come i nostri Stefano Ricci e Andrea Bruno, rielabora la propria poetica in direzione del Manga, diventando uno dei principali autori del gaijin manga. Proprio nel 2016 cura per l’antologia lettone Kus! un numero speciale dedicato ai gaijin mangaka che suggerisce una prima fotografia di tale sensibilità internazionale. Sadbøi (Canicola, 2017), la sua graphic novel di esordio pubblicata anche in Francia e Spagna, è una profonda riflessione sui temi dell’immigrazione oltre che sui confini dell’Arte e del suo mondo. Vive a Cracovia.