Negli ultimi anni lo Stato d’Israele ha accentuato una politica di segregazione e repressione nei confronti dei palestinesi che in molti hanno definito peggiore dell’apartheid sudafricana.
Cosa fare di fronte a una situazione politica che rende la reclusione di un’intera popolazione una condizione durevole?
Il 9 luglio 2005, a un anno dal parere della Corte Internazionale di Giustizia che invitava Israele a smantellare il «muro dell’apartheid», oltre 170 organizzazioni della società civile palestinese, in rappresentanza sia dei profughi e dei palestinesi che vivono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, sia dei cosiddetti «arabi israeliani», hanno rivolto alla coscienza civile del mondo democratico un appello a fare contro Israele quello che fu fatto contro l’apartheid in Sudafrica: boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni.
Proposta già sostenuta da alcuni intellettuali israeliani, come Ilan Pappé e Tanya Reinhart, e da diversi opinionisti occidentali, come Naomi Klein.
Questo libro spiega le ragioni della necessità del boicottaggio, nei confronti del complesso culturale-militare-industriale israeliano, che si configura oggi come la sola reale alternativa alla violenza.
Info
Titolo | Boicottare Israele. Una pratica non violenta |
Autore | Diana Carminati |
Casa editrice | DeriveApprodi |
Lingua | Italiano |
EAN | 9788889969755 |
ISBN | 888996975X |